RASSEGNA STAMPA – AGIMEG – Bando scommesse, intervista doppia: Ughi (Obiettivo 2016) “Proroga illegittima e ricorreremo ai Tar”. Garrisi (Stanleybet) “Proroga inevitabile, non la impugneremo”

RASSEGNA STAMPA – AGIMEG – Bando scommesse, intervista doppia: Ughi (Obiettivo 2016) “Proroga illegittima e ricorreremo ai Tar”. Garrisi (Stanleybet) “Proroga inevitabile, non la impugneremo”

Bando scommesse, intervista doppia: Ughi (Obiettivo 2016) “Proroga illegittima e ricorreremo ai Tar”. Garrisi (Stanleybet) “Proroga inevitabile, non la impugneremo”

Ieri è stato un giorno importante per il mercato delle scommesse, visto che sono scadute ufficialmente le concessioni. Ma è stata una scadenza solo sulla carta, visto che Adm aveva già indicato le linee guida per i concessionari in modo tale da aderire alla proroga delle concessioni in essere. La gara per il rinnovo, che doveva essere indotta lo scorso 1° maggio, è saltata a causa del mancato accordo tra enti locali e Governo in tema di gioco pubblico. Questo ha fatto sì che, per non bloccare la raccolta, si procedesse con una proroga alla quale al momento è difficile dare una scadenza definitiva visto che le trattative tra Governo ed enti locali sono ancora in alto mare. Questo ha comunque scatenato opinioni diverse tra gli operatori. Eccone una prova nell’intervista doppia, realizzata da Agimeg, a Maurizio Ughi, amministratore unico di Obiettivo 2016 e Giovanni Garrisi, membro del board di Stanleybet.

Cosa pensa, parlando del bando di gara per il rinnovo delle concessioni delle scommesse, di questa ennesima data non rispettata?

Maurizio Ughi (Obiettivo 2016)

"Il 30 giugno poteva rappresentare un giorno storico per azzerare con un colpo di spugna la rete esistente e recuperare gli errori fatti nel passato. Ma lo Stato non ha avuto il coraggio o forse la capacità per procedere a un'emanazione di una nuova gara scommesse. È stata una grande occasione persa. Riteniamo che il provvedimento di proroga sia illegittimo in quanto il Comma 936 della Legge di Stabilità, che dava indicazioni precise di arrivare a un accordo fra Stato ed Enti locali entro il 30 aprile – relativamente a pianificazione territoriale dei punti vendita, organizzazione dei locali con numero di apparecchi terminali e televisori al loro interno, e norme più stringenti su ingresso dei minori – non è stato rispettato. Il Governo evidentemente ha pensato che fossero sufficienti le norme attuali, mentre manca un criterio univoco come ad esempio sulle distanze dai luoghi sensibili, che possono essere di 300 metri come di 500 metri. Ribadiamo quindi la proroga è illegittima in quanto secondo il Comma 932 della Legge di Stabilità la gara doveva essere indetta a partire dal 1° maggio, e così non è stato e qualcuno potrà rivendicare i danni. I Monopoli di Stato non hanno attuato la legge, interpretandola secondo esigenze di reddito d'impresa e ritenendo forse che il settore non crei consensi.  Sono contento che i concessionari possano contare sulla proroga e possano continuare a lavorare fino alla definizione dell'accordo fra Stato e regioni, ma l'occasione persa è stata grande in quanto al 30 giugno 2016 poteva esserci un'unica rete. Non è stata trovata soluzione al problema. Chi vuole entrare nel mercato è stato discriminato e può andare avanti con una rete parallela”.

Giovanni Garrisi (Stanleybet)

"Era inevitabile che finisse così. Data la situazione, non riteniamo che vi fosse altra possibilità che la proroga. L'Agenzia delle Dogane e dei Monopoli è giustificata, in quanto in questo momento non c'è chiarezza su dove mettere i punti di raccolta scommesse. Come Stanley ci prepariamo a una partecipazione importante, siamo pronti -e questa proroga permetterà agli operatori di avere più tempo e di poter definire meglio le proprie strategie. In altre parole, tutto questo va nel nostro interesse".

 

Prenderete iniziative in merito alla proroga attivata da Adm?

Maurizio Ughi (Obiettivo 2016)

“Come Obiettivo 2016 intraprenderemo azioni legali attraverso ricorsi ai tribunali amministrativi, in quanto a nostro giudizio, come detto, la proroga è illegittima. Nei prossimi mesi la situazione resterà poco chiara: la doppia rete non viene sconfitta e chi è sul mercato utilizzerà questa problematica e la sfrutterà a suo vantaggio. Di fatto allo Stato è mancato il coraggio, si è dato troppo peso all'opinione pubblica sul settore. È vero che esistono casi di gioco patologico, ma rappresentano una percentuale davvero minima. Non che si debba ignorare, ma credo che si debba tenere conto anche dei 20 milioni di giocatori italiani, che hanno diritto a un codice giochi che regolamenti il settore. Lo Stato tra l'altro così facendo non rispetta le direttive comunitarie, e prima o poi dovrà pagare il fio per queste scelte".

Giovanni Garrisi (Stanleybet)

"La proroga delle concessioni esistenti è giusta, così come quella dei soggetti sanati, Aams non poteva fare altrimenti, motivo per il quale noi non la impugneremo, non ci sono gli estremi, era giusto fare così. Credo che durerà pochissimo (la proroga, ndr), forse già a settembre si sarà fatta chiarezza in termini di punti sul territorio e di rapporto fra Stato e regioni, e potremo partire. Noi saremo rigorosissimi nell'operare e chiediamo che anche gli altri lo siano".

cr/AGIMEG

 

SLITTAMENTO GARA SCOMMESSE – DICHIARAZIONI GARRISI (STANLEYBET) E UGHI (OBIETTIVO 2016)

SLITTAMENTO GARA SCOMMESSE – DICHIARAZIONI GARRISI (STANLEYBET) E UGHI (OBIETTIVO 2016)

Scommesse, Garrisi (Stanleybet) ad Agimeg: “Favorevoli al rinvio della gara che sarà l’ultima occasione per lo Stato di eliminare il doppio binario di raccolta. Se la gara sarà però fatta male la rete parallela annullerà definitivamente l’attuale rete concessoria”

Ovviamente non potevano passare inosservate le dichiarazioni del sottosegretario alle Finanze Pier Paolo Baretta che ha annunciato un possibile rinvio, dovuto a motivi tecnici, della prossima gara per il rinnovo delle concessioni di scommesse in scadenza a fine giugno. “Siamo favorevoli ad un rinvio della gara se questo servirà a preparare meglio la stessa – ha dichiarato ad Agimeg Giovanni Garrisi, membro del board di Stanleybet – perché è fondamentale che il bando sia inattaccabile sotto ogni punto di vista, soprattutto quello discriminatorio. Questa gara è l’ultima occasione che ha lo Stato per cercare di risolvere una volta per tutto il problema della rete parallela. Se ci saranno le giuste condizioni Stanley parteciperà e di fatto la rete “diversamente legale” cesserà di esistere. In caso contrario sono certo che l’attuale rete concessoria scomparirà perché sarà soppiantata dalla rete parallela”. es/AGIMEG

Scommesse, Ughi (Obiettivo 2016): "Lo slittamento della gara è un problema politico non tecnico. Questa situazione potrebbe portare a pericolose rivendicazioni da parte degli operatori transfrontalieri"

"Il sottosegretario Baretta parla di slittamento tecnico, ma io lo definirei politico. Sogei funziona e le scommesse vengono trasmesse in maniera corretta, quello che manca è un accordo politico". Così Maurizio Ughi, amministratore Unico di Obiettivo 2016, in merito allo slittamento delle gare per il rinnovo di 15 mila concessioni per le scommesse sportive e quelle per 210 sale bingo, annunciato dal sottosegretario all'Economia con delega ai giochi Pier Paolo Baretta. "Se si è arrivati a questa situazione è perché i vari organi dello Stato non si sono parlati. In pratica è il Governo che non rispetta le leggi, in tema di gioco, come sta succedendo con la Legge di Stabilità che aveva previsto dei termini per l'attuazione di certe disposizioni e che invece sono state già disattesi. Come al solito ci si rende conto del settore dei giochi solo all'ultimo momento e rincorrendo si commettono errori. Se ci fossero state regole certe come previsto dal decreto Balduzzi ora non ci troveremmo di fronte a questo scontro normativo che coinvolge Stato ed enti locali. Obiettivo 2016 ha denunciato il problema pubblicamente da tempo". Il ritardo sarà causa di problemi per le aziende del settore dei giochi? "Il problema sta anche nel fatto che non si specifica bene di quanto potrebbe essere questo ritardo. La mia paura, inoltre, è che qualche transfrontaliero possa sfruttare la situazione come pretesto per rivendicare ancora una discriminazione. Speravo di evitare tutto ciò. Comunque utilizzeremo tutti i mezzi, che ci consente la legge, per denunciare e perseguire legalmente chi sta permettendo ed attuando ". La Prima Sezione Penale della Corte di cassazione, con la sentenza del 2 maggio 2016 scorso, ha stabilito che “Assimilare ludopatia a tossicodipendenza, per il beneficio della continuazione del reato, non ha fondamento”. Cosa ne pensa? "Ecco un problema tecnico e non politico. Le nostre convinzioni sulla fatto che è stata creata solo confusione sul tema della ludopatia sono state confermate anche da un organo di primo rilievo. E' stata annunciata la malattia ma non il malato. Chi è il ludopate? Lo stato non ha stabilito nulla in merito". lp/AGIMEG

Scommesse, Ughi: “Slittamento tecnico del bando rischia di portare a nuova rete parallela”

ROMA – “Lo slittamento tecnico del bando di gara per le scommesse rischia di portare di nuovo a una rete parallela, dove chiunque potrebbe aprire punti vendita solo perché lo Stato non ha trovato l’accordo con se stesso”. A parlare è Maurizio Ughi, amministratore unico di Obiettivo 2016. “Non sono assolutamente d’accordo con il ritardo, anche se razionalmente sono consapevole che ci sarà – continua Ughi ad Agipronews – il problema che si pone non è tecnico, ma politico e poteva essere risolto, ma finora il Governo ha trovato giustificazioni e non soluzioni. La legge di stabilità ha fissato una data precisa per il bando, dovrebbe essere logico rispettarla. Da questo punto di vista è proprio il Governo ad andare contro la legge”. Sulle misure da adottare per prevenire il gioco patologico e proteggere le fasce più sensibili della popolazione, Ughi appoggia la posizione di Alessandro Aronica, vicedirettore dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli: “Le norme sulle distanze minime dai punti sensibili non tutelano ciò che dovrebbero tutelare – spiega – Sono misure prive di senso ed è importante che anche un rappresentate dell’Amministrazione lo abbia detto. Il punto è che i Monopoli fanno solo da consulenti al Governo, a cui poi spetta emanare i provvedimenti in accordo con le Regioni. Se questi non arrivano il problema è loro”. LL/Agipro

Scommesse, Garrisi (Board Stanleybet): "Slittamento tecnico gare utile per trovare accordo con enti locali"

ROMA – Positivo lo slittamento tecnico del bando di gara sulle scommesse. È quanto ritiene Giovanni Garrisi membro del board Stanleybet. "Avevo già auspicato il rinvio di un anno, in modo da dare il tempo a Stato ed enti locali di trovare un accordo", ha spiegato Garrisi a margine di un convegno a Roma. "Stanley, ovviamente, non si opporrà, auspichiamo una situazione normativa chiara prima della partenza del bando", ha concluso. LL/Agipro  

 

 

 

RASSEGNA STAMPA – AGIPRONEWS – Scommesse, Whittaker (Ceo Stanleybet): “Presenti alle gare ma senza un accordo con lo Stato chiederemo intervento della magistratura”

RASSEGNA STAMPA – AGIPRONEWS – Scommesse, Whittaker (Ceo Stanleybet): “Presenti alle gare ma senza un accordo con lo Stato chiederemo intervento della magistratura”

25/01/2016 | 10:47

Scommesse, Whittaker (Ceo Stanleybet): "Presenti alle gare ma senza un accordo con lo Stato chiederemo intervento della magistratura" 

ROMA – "Stanley si presenterà alle gare previste per il riordino della rete scommesse con lo spirito non di chi partecipa, ma di chi ’impone’ la sua partecipazione. E senza un accordo preliminare, imporrà unilateralmente, rivolgendosi alla magistratura, anche profonde modifiche al sistema, al quale non sarà più consentito di discriminare o violare il diritto dell’Unione. Naturalmente imporrà anche la fine della rete parallela”. 

John Whittaker, Ceo di Stanleybet, presenta così la strategia del bookmaker di Liverpool per i bandi di primavera, nei quali si riassegneranno 15mila punti vendita per le scommesse. "Basterebbe avviare colloqui con Stanley – che ha già mostrato la propria disponibilità – per risolvere facilmente tutta la faccenda. E dovrebbe far riflettere il fatto che Maurizio Ughi, che in passato con la sua Snai è stato il nostro più coerente nemico, sia ora il più illuminato propugnatore della ricerca di un accordo. Quello che non risolverà un bel nulla è la pretesa di imporre nuove sanzioni o nuovi trucchi. L’obiettivo dovrebbe essere quello di passare ad una rete legale unica, in un nuovo sistema concessorio legale che sarà definito dalla prossima gara”. 

Il rischio, sia secondo Ughi che secondo Whittaker, è che senza un accordo definitivo la rete parallela possa continuare ad esistere per altri 9 anni: "Lo Stato – aggiunge – sembra essere assente. E allora il rischio è che debba essere la Stanley ad assumere il patrocinio del ripristino della legalità anche in favore dei concessionari. Peraltro, condividiamo le dichiarazioni di Maurizio Ughi, anche se Stanleybet ha già aderito alla sanatoria proposta dalla legge di stabilità 2015, utilizzando il comma 644 della norma (in cui è prevista l’autodenuncia da parte del titolare alla questura e il rispetto di una serie di prescrizioni, ndr). Secondo quanto previsto dai tribunali, i nostri centri possono restare aperti a patto che la società sia stato in passato discriminata, il che non viene messo più in dubbio. E la Stanley ha adempiuto a tutte le prescrizioni del 644, tranne quello sul pagamento dell’imposta unica, che riteniamo non dovuta”. 

Whittaker, Ceo della compagnia di Liverpool, risponde così anche a Maurizio Ughi, amministratore di Obiettivo 2016, secondo cui – dopo le recenti decisioni dei Tribunali di Bergamo e Sassari, che avevano dissequestrato Ctd Stanley regolarizzati secondo il comma 644 – lo Stato si è fatto prendere in giro un’altra volta. "Due – aveva detto Ughi ad Agipronews – sono le strade possibili: andare avanti all’infinito con il contenzioso o arrivare a una transazione per un accordo conciliativo, almeno con i soggetti che hanno dalla loro parte alcune sentenze". Secondo Whittaker, "i dubbi espressi dalla Commissione Tributaria Regionale della Lombardia e dalla Commissione Tributaria Provinciale di Rieti, che hanno mandato il caso dei centri Stanley rispettivamente alla Corte di Giustizia e alla Corte Costituzionale, indicano che l’imposta unica non è dovuta dai gestori. Il motivo è semplice: l’imposta si riferisce non alla loro attività ma, casomai, a quella del bookmaker e non è dovuta da quest’ultimo perché già pagata in un altro Stato. Stanley versa le tasse allo Stato in cui è autorizzata, mentre l’Italia ha fatto di tutto per impedirne l’entrata nel sistema concessorio”.

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RASSEGNA STAMPA – Scommesse, Ughi (Obiettivo 2016): “Stato alimenta l’ambiguità del mercato, serve un accordo conciliativo”

RASSEGNA STAMPA –  Scommesse, Ughi (Obiettivo 2016): “Stato alimenta l’ambiguità del mercato, serve un accordo conciliativo”

Scommesse, Ughi (Obiettivo 2016): "Stato alimenta l'ambiguità del mercato, serve un accordo conciliativo"

ROMA – Una situazione ambigua, con pesanti responsabilità dello Stato. E’ questo il quadro tracciato da Maurizio Ughi, amministratore unico di Obiettivo 2016, dopo le ordinanze a favore di due centri Stanleybet dissequestrati dai Tribunali di Sassari e Bergamo. Secondo i giudici, un’agenzia estera che non ha aderito alla sanatoria prevista dalla legge di stabilità può restare aperta, a patto che abbia adempiuto a una parte degli obblighi indicati della legge 2015 (l’autodenuncia dell’attività, come stabilisce il comma 644) e che faccia parte della rete di un bookmaker senza concessione discriminato. "Lo Stato si è fatto prendere in giro un’altra volta – spiega Ughi ad Agipronews – E’ come se lo facesse apposta, come se non volesse affrontare la situazione. Due sono le strade possibili: andare avanti all’infinito con il contenzioso – con conseguenti danni d’immagine e danni per i concessionari autorizzati – o arrivare a una transazione per un accordo conciliativo, almeno con i soggetti che hanno dalla loro parte alcune sentenze". L’impressione di Ughi è che "c’è la volontà di tenere in piedi due canali di giochi, uno contrattualizzato e  uno no. Con il buon senso si sarebbe già trovata una composizione, ma la confusione serve a fare cassa, con un mercato ordinato sarebbe più difficile. In questo modo si alimenta anche la cattiva reputazione del gioco nei confronti dell’opinione pubblica: da questa i concessionari non hanno modo di difendersi e saranno sempre considerati soggetti che lucrano alle spalle dei cittadini e che incentivano all’eccesso". LL/Agipro www.agipronews.it |agipro@agipro.it

RASSEGNA STAMPA – AGIMEG – Scommesse, Ughi (Obiettivo 2016): “Con la Stabilità lo Stato ammette la non volontà di risolvere il problema delle doppia rete. Il bando di gara darà vita comunque a contenziosi”

RASSEGNA STAMPA – AGIMEG – Scommesse, Ughi (Obiettivo 2016): “Con la Stabilità lo Stato ammette la non volontà di risolvere il problema delle doppia rete. Il bando di gara darà vita comunque a contenziosi”

Scommesse, Ughi (Obiettivo 2016): “Con la Stabilità lo Stato ammette la non volontà di risolvere il problema delle doppia rete. Il bando di gara darà vita comunque a contenziosi

 “Ogni anno per i giochi c’è un momento – la legge di Stabilità – di forte instabilità. Se lo Stato riordinasse definitivamente il settore dovrebbe rinunciare alla possibilità di fare cassa con i giochi”.

Maurizio Ughi, AD di Obiettivo 2016, non nasconde il profondo disappunto per le norme della Stabilità che dovrebbero gettare le basi per il riordino del settore: “Le istituzioni, ogni volta che devono fare un annuncio sulla situazione del settore, fanno un’analisi perfetta di quali siano i problemi. Poi però non trovano le soluzioni adeguate” commenta a Agimeg. “Io credo che ormai il problema della doppia rete lo Stato non lo voglia risolvere, perché dalla confusione riesce a fare cassa”. E in particolare sull’adesione che avrà la sanatoria non dà anticipazioni: “Difficile dirlo. Ma bisogna considerare che gli operatori paralleli vanno al traino delle battaglie condotte da un bookmaker in particolare – Stanley, NdR – che è l’unico che finora si è dimostrato in grado di portare avanti un simile contenzioso. Anche qualora tutti gli altri sanassero, se l’ideatore del contenzioso non lo fa, nasceranno altri bookmaker paralleli sulla stessa scia”:

E Stanley ha già annunciato che non parteciperà alla sanatoria, visto che ritiene di non avere alcuna situazione irregolare da sanare: “da quello che capisco dei ragionamenti che ha fatto Stanley, parteciperà alla gara ma non alla sanatoria. Le possibilità a questo punto sono due: o lo ammetto o non lo ammettono alla gara. Nel primo caso, saranno gli altri bookmaker ex-paralleli a impugnare il bando, visto che loro hanno dovuto aderire alla sanatoria. Nel secondo sarà Stanley a farlo, e può darsi che nel tempo ottenga una vittoria a livello comunitario”.

Ughi lancia quindi la proposta di un accordo, non solo con gli operatori paralleli discriminati, ma anche con i concessionari che hanno subito una concorrenza irregolare che lo Stato non è riuscito a eliminare. L'obiettivo è che "chi vanta dei diritti lesi rinuncerà a farli valere, e da quel punto si potrà partire con il piede giusto. Non ci sono altre soluzioni" dice a Agimeg. "Lo Stato è stato condannato più volte dalla CGE a rimuovere i provvedimenti discriminatori. Nelle gare successive lo ha fatto, ma probabilmente non è riuscito a rimuovere i disagi in precedenza creati. Adesso si accinge a dare vita al codice dei giochi su queste basi, ma per avere una base di partenza solida, si deve rimuovere tutto quello che di non solido si è creato finora".

I problemi sono due. Da un lato i costi: "Questi accordi nel futuro genereranno cassa, ma nell'immediato provocheranno un esborso. Non si tratta certo di grosse cifre,  i concessionari saranno favorevolissimi a trovare un punto di incontro". Dall'altro, "Lo Stato deve fare un atto di umiltà e ammettere i propri errori". Secondo Ughi, gli operatori, regolari e non, sono i primi a auspicare una simile soluzione: "Per le aziende è meglio un cattivo accordo, una via di mezzo o anche meno, che non l'incertezza perenne". E non c'è un problema di tempi: "La gara è di diritto subordinata all'accordo con gli enti locali che deve essere siglato entro il 30 aprile. Per inciso, occorre vedere se le istituzioni saranno in grado di rispettare questo termine, altrimenti sarà necessaria una proroga tecnica. In ogni caso, lo Stato può contemporaneamente portare avanti le trattative con gli operatori. Oltretutto si tratta di poche decine di soggetti, non sono le migliaia  di Comuni con cui deve discutere delle distanze minime. E' sicuramente una trattativa più facile".

Ughi respinge infine l'idea che la soluzione che prospetta sia molto simile a quella che da tempo suggerisce la StanleyBet: "Io resto dell'idea che serva la concessione di Stato, visto il timore che circonda i prodotti di gioco, è utile che vengano commercializzati sotto la garanzia dello Stato". Ma poi aggiunge: "bisogna partire dall'analisi di quello che è successo negli ultimi anni, e dalla situazione che si è determinata. Ovvero un sistema che non garantisce regole uguali per tutti. L'unica soluzione a mio avviso è l'accordo transattivo".

RASSEGNA STAMPA – DICHIARAZIONI SU ANNUNCIO STANLEYBET DI PARTECIPAZIONE AL BANDO 2016

RASSEGNA STAMPA – DICHIARAZIONI SU ANNUNCIO STANLEYBET DI PARTECIPAZIONE AL BANDO 2016

AGIPRONEWS – Scommesse, Ughi (Obiettivo2016): «Con Stanleybet in gara rete unica e stop a contenziosi, ma alle parole seguano i fatti»

ROMA – «Se Stanleybet è veramente interessata a partecipare alla prossima gara scommesse ben venga, una volta che diventerà concessionario di Stato ci sarà un’unica rete. Ma mi permetto di essere molto dubbioso fino a quando non leggeremo gli atti di gara, altrimenti è come fare una previsione meteo senza satellite».

E’ quanto dice Maurizio Ughi, amministratore unico di Obiettivo2016, commentando la possibile partecipazione del bookmaker, annunciata dal Ceo della società John Whittaker in anteprima ad Agipronews. «Su alcuni aspetti mi trovo perfettamente in sintonia con Whittaker: una volta regolarizzata Stanleybet, sono convinto che altri operatori che gestiscono Ctd non saranno capaci di reggere un analogo livello di contenzioso, sarà molto più difficile aprire altri centri transfrontalieri – dice ancora Ughi – Quando saremo ad armi pari vedremo, sarà uno stimolo a fare cose migliori rispetto ai concorrenti, ma questa è la cosa che mi preoccupa di meno». Dichiarazioni su cui però Ughi mantiene ancora qualche dubbio «e le parole andranno verificate con i fatti. Stanley ha sempre vissuto di contenzioso, basato su cavilli per contestare eventuali discriminazioni. Mi sembra stano che Whittaker sia così sicuro di una partecipazione massiccia, senza sapere come andrà a finire la legge di stabilità e come verrà disegnato il bando». PG/Agipro

AGIMEG – Scommesse, Ginestra (pres. Agisco) "L'annuncio di partecipazione alla gara di Stanleybet ci lascia perplessi per i problemi ancora aperti con la Magistratura e per il rispetto di chi ha aderito alla Sanatoria"

"Potrebbe essere la fine di una storia infinita, ma voglio vedere che succede ai fatti". Francesco Ginestra, presidente dell'associazione Agisco, è molto prudente sull'annuncio di StanleyBet di voler partecipare al prossimo bando delle scommesse. In una nota emessa ieri John Whittaker, Ceo del bookmaker anglo-maltese, ha detto che la compagnia ha concordato "da tempo con le autorità italiane le modalità di ingresso nel circuito ufficiale".

Sembra insomma che Stanley abbia finalmente ottenuto garanzie su quegli ostacoli – uno per tutti i procedimenti penali avviati contro i dirigenti che sarebbero causa di decadenza delle concessioni – che finora le avevano impedito di partecipare ai bandi. Un salvacondotto, insomma.

"Non conosciamo il contenuto di questo accordo, e il tutto potrebbe essere più banale di quanto si creda" replica Ginestra. "Tuttavia, nessuno può fare promesse del genere, anche perché la Magistratura è indipendente e segue il suo corso senza che le altre Autorità possano interferire. L'ADM e i Ministeri competenti, inoltre, non hanno replicato alle affermazioni di Whittaker". Ma Ginestra ipotizza anche che StanleyBet "abbia semplicemente avanzato delle richieste, per poi far leva sul fatto che queste non siano state  accolte. Forse stanno solo mettendo le mani avanti, per scaricare la responsabilità su altri". Per il presidente di Agisco, insomma, un simile accordo appare improbabile: "I primi a lamentarsi dovrebbero essere i bookmaker che hanno partecipato alla sanatoria, ci sarebbero due pesi e due misure". gr/AGIMEG

AGIPRONEWS – Scommesse, Whittaker (Ceo Stanleybet): “Ughi si associ a noi per costituire davvero una rete unica legale in Italia”

ROMA – “Invitiamo Ughi a dimenticare il passato e ad associarsi con Stanleybet, per costruire insieme la rete unica legale di cui parla da sempre”. John Whittaker, Ceo di Stanleybet, risponde così a Maurizio Ughi, amministratore di Obiettivo 2016, che aveva espresso qualche perplessità sulla partecipazione del bookmaker inglese ai bandi di gara del 2016. “Tre sentenze della Corte Ue e una quarta in arrivo in favore di Stanleybet dimostrano che, contrariamente a quanto sostenuto da alcuni rappresentanti del settore, la nostra strategia legale non si basa su cavilli. Ughi non ha capito che è Stanleybet ora ad avere il controllo dei satelliti e non più lui come era avvenuto nel 2000: ora siamo noi a poter fare previsioni”, conclude Whittaker. NT/Agipro

 

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RASSEGNA STAMPA – AGIPRONEWS – Scommesse, Obiettivo 2016 al Consiglio di Stato: “Libera iniziativa unica soluzione per risolvere ambiguità del mercato”

RASSEGNA STAMPA – AGIPRONEWS – Scommesse, Obiettivo 2016 al Consiglio di Stato: “Libera iniziativa unica soluzione per risolvere ambiguità del mercato”

05/10/2015 | 08:32

Scommesse, Obiettivo 2016 al Consiglio di Stato: "Libera iniziativa unica soluzione per risolvere ambiguità del mercato"

ROMA – L’autorizzazione ufficiale dei Monopoli alla libera iniziativa degli operatori è l’unica soluzione per risolvere l’ambiguità del mercato delle scommesse in Italia. E’ la provocatoria conclusione a cui giunge Obiettivo 2016 nel ricorso depositato in queste ore al Consiglio di Stato. La società si oppone alla sentenza del Tar Lazio dello scorso marzo, con la quale veniva respinta la richiesta di operare come bookmaker senza concessione statale. Un’idea formalmente impossibile da soddisfare ma utile per sottolineare lo scenario "sdoppiato" del mercato: da una parte gli operatori italiani, regolarmente muniti di concessione, dall’altra i bookmaker esteri, privi di autorizzazione statale e senza i vincoli imposti dalla concessione. "Nell’attuale contesto normativo – si legge nel ricorso – un ’assenso’ ufficiale di ADM all’iniziativa di qualsiasi operatore è l’unico modo per garantire piena applicazione non solo dei principi di libertà di circolazione e stabilimento ribaditi dalla Corte di Giustizia europea, ma anche e soprattutto dei principi di parità di trattamento e non discriminazione tra imprese, diverse solo per nazionalità, che intendono operare nello stesso settore".  Obiettivo 2016 sottolinea che, nel corso degli anni, si è affermato un quadro normativo chiaro: "Tutte le disposizioni del nostro ordinamento e le prassi che, recependo il diritto europeo, generano una paradossale disparità di trattamento a danno dei cittadini italiani non hanno ragion d’essere alcuna: devono essere disapplicate". Per questo, secondo la società, i Monopoli sarebbero tenuti a tenere in considerazione tale disposizione, soprattutto alla luce del condono per i centri non autorizzati previsto dalla legge di stabilità 2015: "Ciò che la ‘sanatoria’ sembra confermare è la inconsistenza della ragione addotta a motivo del diniego opposto all’istanza di Obiettivo 2016 e cioè che i titoli abilitativi reclamati dalla ricorrente non sarebbero contemplati dal quadro giuridico-istituzionale nel quale essa stessa opera, dato che invece il legislatore ha ben integrato il quadro giuridico-istituzionale dotando i CTD di un titolo abilitativo a sanatoria della loro operatività priva di concessione". Una palese violazione del principio di uguaglianza, secondo la società, che dunque oltre al consenso per operare senza concessione solleva al Consiglio di Stato anche la questione di legittimità costituzionale. LL/Agipro 

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05/10/2015 | 08:52

Obiettivo 2016 al Consiglio di Stato, Ughi: "Proroga concessioni senza gara significherebbe la fine del sistema"

ROMA – "Noi lottiamo perché non ci sia più lo sdoppiamento della rete e di conseguenza tutte le nostre azioni giuridiche vanno avanti. Dato che il Governo non prende decisioni, chiederemo ai giudici di esporsi". Così Maurizio Ughi, amministratore unico di Obiettivo 2016, commenta ad Agipronews la decisione di andare avanti in Consiglio di Stato. La società ha depositato in queste ore un ricorso a Palazzo Spada contro la sentenza del Tar Lazio dello scorso marzo, con la quale veniva respinta la richiesta di operare come bookmaker senza concessione statale. "Il Tar ha detto che tutto si sarebbe risolto con il riordino del settore previsto dalla delega fiscale – spiega Ughi – Di fatto, però, la delega è defunta e in questo modo lo Stato ci spinge a chiedere ancora attenzione su questo problema. Il Governo avrebbe potuto risolvere la questione con il codice dei giochi che avrebbe portato alla definizione di tutti i rapporti tra concessionari e Stato, senza lasciare aperto il discorso dello sdoppiamento della rete – prosegue Ughi – Se questo fosse avvenuto mi sarei sentito obbligato moralmente nei confronti del Governo a non riprendere in mano il ricorso". Una rete unica, questa la richiesta più volte ribadita dall’amministratore unico di Obiettivo 2016: "La mia linea rimane sempre la stessa e la porto avanti con sistemi di approccio diversi", aggiunge Ughi che in merito alla possibile proroga delle concessioni per le scommesse sportive e allo slittamento del bando inizialmente previsto per il 2016, chiarisce: "Le gare sono fatte apposta per permettere l’integrazione con nuovi soggetti a vantaggio degli operatori del settore e, di conseguenza, del consumatore finale. Sono necessarie per garantire la concorrenza come indicano anche le norme comunitarie". Un nuovo bando scommesse, dunque, è necessario perché "a giugno 2016 c’è la scadenza amministrativa di tutte le concessioni. – prosegue Ughi – Noi abbiamo sempre detto che fino alla nuova gara si dovevano studiare formule per arrivare a una rete unica. Il Governo dovrebbe garantire proprio questo e se non ci sarà una rete unica noi lotteremo e rivendicheremo che lo Stato, anche con la proroga, sta rinunciando e decretando la fine del sistema concessorio. Con la proroga lo Stato non solo non rispetta i termini che lui stesso aveva previsto ma ammette al regime concessorio operatori prima non ammessi e li ratifica, senza però consentire l’immissione di nuovi operatori nel mercato. Una situazione che porterà inevitabilmente alla fine del sistema concessorio". Il bando di gara per il 2016, dunque, ci deve essere, spiega ancora Ughi. "Non ammettiamo una proroga senza la definizione dei problemi esistenti. Perché lo Stato non vuole fare una nuova gara? Perché ha paura di cambiare il titolo abilitativo. Il decreto Balduzzi – spiega – ha previsto limiti nelle aree cosiddette ’sensibili’ ma ha lasciato l’autorizzazione ai punti già esistenti su territorio. Lo Stato, dunque, ha così affrontato il problema del gioco patologico e in parte lo ha risolto, ma rimangono sul territorio locali presidiati, come le sale scommesse, e locali non presidiati come ricevitorie e esercizi pubblici dove un minore può entrare comunque anche se poi il titolare non lo fa giocare. Lo Stato con il codice dei giochi avrebbe risolto anche questo tipo di problema per questo il Governo prima di pensare a nuova proroga dovrebbe prevedere il cambio di titolo abilitativo con un nuovo concessionario anche in caso di proroga. Se così non fosse lo Stato continuerebbe a rinunciare al sistema concessorio con da una parte gli operatori transfrontalieri, e dall’altra i Comuni che fanno le loro regole senza prendere in considerazione quelle dello Stato. Sono queste le due minacce per il sistema concessorio". "E’ inutile – conclude Ughi – che il Governo faccia finta di non capire. Bisogna affrontare il problema e prendere in considerazione la regolarità del sistema altrimenti sembrerà che lo Stato voglia soltanto fare cassa dai giochi e tutti noi saremmo costretti a ricorrere alla Corte di giustizia europea per rivendicare i nostri diritti". SA/Agipro 

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RASSEGNA STAMPA – AGIMEG – Scommesse, Stanleybet “Per far collassare la rete parallela non c’è bisogno di condoni ma solo di accettare la correttezza della nostra posizione”

RASSEGNA STAMPA – AGIMEG – Scommesse, Stanleybet “Per far collassare la rete parallela non c’è bisogno di condoni ma solo di accettare la correttezza della nostra posizione”

Scommesse, Stanleybet "Per far collassare la rete parallela non c'è bisogno di condoni ma solo di accettare la correttezza della nostra posizione"

"Obiettivo 2016, rappresentato da Maurizio Ughi, promotore del ricorso al TAR Lazio avverso il silenzio di ADM sulla richiesta di autorizzazione alla raccolta di scommesse pur in assenza di autorizzazione, impugna al Consiglio di Stato la sentenza del TAR Lazio. L’Amministrazione – si legge in una nota di Stanleybet – dopo un iniziale silenzio, aveva osservato che in base alla normative vigente, tale autorizzazione non poteva essere concessa. Posizione corretta, secondo Stanley. Il TAR Lazio, che da 15 anni non sembra comprendere il fenomeno dei CTD, poteva limitarsi a confermare la posizione dell’Amministrazione. E invece no. Il TAR se ne esce con un fragile argomento che suona più o meno così: dopo il bando Monti e la sentenza della Corte di Giustizia che, secondo il TAR, avrebbe riconosciuto la legittimità della gara, sarebbe stato raggiunto … "l’effetto di porre termine allo ius singulare degli operatori di altri Stati membri che costituisce il presupposto della reverse discrimination denunciata dalla società ricorrente". Un miscuglio di latino ed inglese che, perfino da Liverpool, appare senza alcun senso. Infatti: dice in sostanza il TAR che, dopo la sentenza della Corte di Giustizia, i CTD possono sparire e tu – Obiettivo 2016 – non hai più nulla di cui lamentarti. Il TAR non si accorge che la sentenza della Corte di Giustizia non ha risposto al quesito principale del Consiglio di Stato, che, su istanza di Stanley, era diretto ad accertare se il bando Monti era stato, oppure no, un bando “rimediale” delle discriminazioni subite da Stanley. In mancanza di questa risposta, non essendo provato che il bando Monti aveva rimediato alle discriminazioni subite, i CTD Stanley erano, sono, e continuano ad essere legittimi. Il TAR non si è accorto, inoltre, di altri 30 rinvii pregiudiziali sulla gara Monti – in maggioranza casi Stanley – che si stavano nel frattempo accumulando innanzi alla Corte di Giustizia, tra cui quello della Corte Suprema di Cassazione Italiana su altri quesiti e su diversi dubbi interpretativi. Infatti, il 17 Settembre si è tenuta a Lussemburgo l’udienza orale di uno di questi ricorsi, il caso Laezza, e non sembra proprio che la posizione dell’Amministrazione ne sia uscita rafforzata. Aspettiamo serenamente il giudizio della Corte. Nel frattempo: è noto che, lo Stato Italiano, un condono non lo nega mai a nessuno. E quindi alcune catene di CTD, partecipando ad un condono, si sono disciolte come neve al sole, dimostrando così che non avevano subito alcuna discriminazione. Stanley – continua la nota – che è l’unico operatore ad essere stato effettivamente discriminato, dato che opera in assoluta regolarità, anche fiscale, non ha necessità di partecipare a futuri condoni di qualsiasi tipo. Maurizio Ughi, la cui intelligenza strategica abbiamo sempre ammirato, sconta il peccato originale di essere stato lui stesso, nel 1998 – a quel tempo a capo di SNAI – il promotore e protagonista della normativa che ha dato avvio alle discriminazioni contro Stanley. È singolare che oggi, dopo avere beneficiato per oltre 15 anni di tale normativa – dichiarata piú volte illegittima dalla Corte di Giustizia – si riposizioni affermando di esserne stato discriminato. Geniale. E, tramite Obiettivo2016, propone ricorso al Consiglio di Stato con argomenti che appaiono tecnicamente del tutto infondati, ma che, dati i sorprendenti errori della sentenza di primo grado del TAR, potrebbero rilanciare la posizione dell’astuto ex leader di Snai. Lo Stato avrebbe dovuto farsi carico, secondo lui, dell’impossibile sussistenza di una rete parallela a quella dei concessionari, ma non riflette che è lo Stato stesso che, cedendo ai grandi operatori, tra cui proprio Snai, ha generato la rete parallela. Lo Stato ha sistematicamente escluso Stanley dal sistema in violazione del diritto dell’Unione, mentre avrebbe dovuto cercare il colloquio per concordare un rientro, che purtroppo ancora non c’è stato. Il mancato rientro di Stanley ha generato, come sottoprodotto, una rete parallela di operatori che non hanno subito alcuna discriminazione e che sono privi di qualsiasi legittimazione, ma che hanno purtroppo vittoriosamente sostenuto di essere state discriminati, facendosi schermo con le vittorie giuridiche che, a bene vedere, si riferivano solo a Stanley. Quindi in sintesi: lo Stato ha sbagliato 2 volte. La discriminazione di Stanley, primo errore. Ma poi, errore ancor più grave è stato non comprendere che, risolvendo la questione Stanley, tutte le reti parallele, senza l’ombrello Stanley, sarebbero collassate. Insomma, lo Stato ha sbagliato e, cosa ancor più grave, che non ha mai cercato, parlando con Stanley, di rimediare. Le cose stanno cambiando e indubbiamente la prossima legge di stabilità potrebbe essere lo strumento utile per riassorbire Stanley nel sistema concessorio italiano. Stanley, da parte sua, ha dichiarato la propria disponibilità.  Il previsto arrivo in primavera di una nuova sentenza della Corte di Giustizia, che potrebbe riaprire i giochi, non necessariamente rafforzando l’Amministrazione, dovrebbe consigliare alle parti l’immediata ricerca di una soluzione. Altrimenti – conclude la nota dell'operatore di Liverpool – il sistema collasserà, ad anno nuovo, proprio al momento dei difficili appuntamenti, previsti per legge, di scadenza delle concessioni, inclusa quella per il gioco del Lotto". lp/AGIMEG

SOLE 24 ORE – Bwin e Obiettivo 2016 puntano al 15% del mercato italiano delle scommesse

SOLE 24 ORE – Bwin e Obiettivo 2016 puntano al 15% del mercato italiano delle scommesse

Bwin e Obiettivo 2016 puntano al 15% del mercato italiano delle scommesse

Il colosso delle scommesse on line “Bwin” sbarca sulla terra e sceglie l'Italia. E con il partener “Obiettivo 2016”, azienda fondata da professionisti delle scommesse in Italia, prova a “fare rete” per conquistare il 15% del mercato italiano fisico del betting. L'obiettivo del nuovo progetto presentato a Roma da “Obiettivo 2016” e “Bwin” è raccogliere una fetta importante di tutte le scommesse sportive, ippiche e virtuali effettuate in Italia: in particolare, il 10% di quanto si scommette nelle agenzie e dal 10 al 20% nei corner di gioco, anche attraverso accordi con catene di distribuzione con immagine e valori coerenti>>, ha spiegato Maurizio Ughi, amministratore unico di Obiettivo 2016.

Scommesse: incassi per 3,7 miliardi nei primi sei mesi 2015 

Nei primi sei mesi del 2015 scommesse sportive, ippiche e virtuali hanno totalizzato incassi – tra fisico e online – per 3,7 miliardi di euro. La proiezione per fine anno è dunque intorno ai 7,4 miliardi di euro: con una partnership già a regime il target di bwin-Obiettivo 2016 sarebbe un turnover da 1,1 miliardi di euro. Entro settembre o ottobre, ha poi aggiunto Ughi, «sarà presentato anche il suffisso marchio ed entro fine dell'anno arriveranno i punti sul territorio». La partnership con Obiettivo 2016 era un'opportunità da cogliere al volo «perché nella nostra storia non avevamo mai utilizzato il marchio per avvicinarci alla rete fisica», ha aggiunto Antonio Costanzo di Bwin che ha voluto comunque precisare che così la «società non tradisce le sue origini, ma utilizza un percorso complementare» con un partener qualificato.

Nel 2016 nuova assegnazione dei diritti di gioco sulle scommesse 

Il nuovo progetto nasce dunque anche in funzione della nuova assegnazione dei diritti di gioco sulle scommesse che i Monopoli dovranno mettere a gara nel 2016. E quel 15% di mercato che Bwin e Obiettivo 2016 si sono posti va tradotto in circa 400-500 negozi e circa 300 corner. «Da qui al 2025 ci aspettiamo un mercato sostanzialmente stabile nei volumi di spesa dei giocatori», ha evidenziato Guido Marino, amministratore unico Mag Consulenti Associati. Nei primi sei mesi del 2015 la spesa degli scommettitori – includendo le puntate sullo sport, quelle sull'ippica e quelle virtuali – è stata di oltre 614 milioni di euro, con oltre 138 milioni spesi online.

Il codice dei giochi resta una priorità 

Ma il successo di questi progetti e relativi investimenti non può più prescindere dalla certezza delle regole. «Il codice dei giochi resta una priorità, il riordino giochi è stato bloccato dall'opinione pubblica e lo Stato deve tornare a fare le regole», ha ricordato Ughi. Un riordino che dovrà seguire almeno due direttrice: prendere atto degli errori fatti nel passato e che hanno consentito a molti operatori transfrontalieri di vedersi riconoscere dai giudici comunitari il diritto al gioco anche in assenza di regolare concessione avviando di fatto una rete di gioco parallela a quella autorizzata da Aams (6.000 punti di trasmissione dati di cui solo 2.100 hanno aderito alla sanatoria prevista dall'ultima stabilità); riconoscere a comuni e regioni il loro diritto a “difendersi” sul settore del gioco senza che lo Stato rinunci alla riserva statale. Al contrario si potrebbe sfruttare la leva del “conflitto di interessi” da parte dei Comuni «prevedendo, ha spiegato Ughi, che il titolo abilitativo all'esercizio delle scommesse finisca direttamente nelle casse dei Comuni, i quali a questo punto avrebbero tutto l'interesse a controllare il territorio per tutelare i loro incassi, e lasciando allo Stato l'intera imposta unica pagata sul consumo».

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PRESS GIOCHI – Bwin, il colosso del betting sceglie Obiettivo 2016 per debuttare in Italia

PRESS GIOCHI – Bwin, il colosso del betting sceglie Obiettivo 2016 per debuttare in Italia

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Bwin, il colosso del betting sceglie Obiettivo 2016 per debuttare in Italia

Bwin, il colosso del betting che ha scritto la storia della scommessa on line, rivoluziona la propria filosofia di business e, per la prima volta a livello mondiale, “scende in campo” nelle agenzie terrestri scegliendo come partner Obiettivo 2016, storica azienda fondata dai professionisti delle scommesse in Italia, offrendo così un’ulteriore opportunità di mercato ai concessionari indipendenti. Per scommettere con bwin si potrà, quindi, entrare nei negozi di gioco e nei corner, oltre che utilizzare un pc o uno smartphone.

Obiettivo 2016 forte dell’esperienza che gli ha consentito di essere conosciuto in Italia come il creatore della scommessa made in Italy, inizia questa nuova attività, a fianco di un partner di grande prestigio, bwin, offrendo un’opportunità a chi voglia entrare nel mercato del betting. Il grande marchio e il pacchetto completo e competitivo di sevizi saranno garanzia di qualità, serietà e senso etica del gioco.

“Un provider indipendente per concessionari indipendenti. Un marchio conosciuto e di successo per la necessaria visibilità. Un modello vincente che si imporrà nel mercato per la qualità dei servizi – dichiara Maurizio Ughi, Amministratore Unico di Obiettivo 2016 – . Una soluzione efficiente affinché i singoli concessionari possano competere con i grandi concessionari. Un progetto sviluppato con successo per le necessità del passato, oggi evoluto e implementato per le sfide del prossimo futuro. Obiettivo 2016 e bwin, insieme per regalare nuove emozioni”.

PressGiochi


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