Comunicato Stampa: ASSOSNAI – LA RETE DI GIOCO NON AUTORIZZATA SOTTRAE RISORSE AL MERCATO LEGALE E NON TUTELA LO SCOMMETTITORE

ASSOSNAI – LA RETE DI GIOCO NON AUTORIZZATA SOTTRAE RISORSE AL MERCATO LEGALE E NON TUTELA LO SCOMMETTITORE

Roma, 30 maggio 2012

“La mancata tutela da parte del Parlamento e di AAMS  nei confronti della rete di Stato di raccolta scommesse sta portando i disastrosi effetti che temevamo. Il mercato legale del betting adesso subisce un’ulteriore batosta da “Scommessopoli”, le cui numerose puntate “sporche” però sono transitate quasi totalmente su siti web di bookmaker esteri non autorizzati in Italia e che, pertanto, sfuggono ai controlli di noi operatori sul territorio e a quello di Sogei/AAMS”. Questa è la principale preoccupazione di Francesco Ginestra, Presidente di Assosnai, associazione rappresentativa degli interessi di centinaia di concessionari e gestori di locali scommesse.

Da quando le scommesse sono legali in Italia questa è la prima volta che viene sospettata una così fitta rete di combine e di coinvolgimento di sportivi e dirigenti delle società di calcio:  una con-causa è il dilagare di centri non autorizzati da AAMS per la raccolta delle scommesse, che operano senza concessione, sfuggono ad ogni controllo ed offrono quote più allettanti rispetto alla rete AAMS, poiché non devono sottostare all’elevata imposizione fiscale italiana sul gioco raccolto che grava sulle imprese. Questi soggetti, in virtù del diritto comunitario, scavalcano la normativa nazionale e operano in Italia sottraendo risorse alle nostre imprese ed all’erario, senza fornire le stesse garanzie che offre lo Stato allo scommettitore.

“I numeri lo dimostrano. Il settore delle scommesse legali, che muove un mercato da circa 4 miliardi di euro l’anno – prosegue Ginestra – sta inesorabilmente collassando: le agenzie certificate dai Monopoli sono sopraffatte dalla sleale concorrenza dei soggetti non autorizzati e sono destinate a chiudere con la conseguente perdita di numerosi posti di lavoro”.

“Scommessopoli è solo la goccia che ha fatto traboccare il vaso e si sta facendo sentire pesantemente anche nel mercato italiano del betting: nei primi quattro mesi del 2012 la rete AAMS  ha avuto un crollo del 9,42% rispetto allo stesso periodo del 2011. Se poi a ciò aggiungiamo quanto riportato in questi giorni da numerosi organi di informazione, ovvero che solo il 30% delle scommesse sportive viene raccolto nei nostri locali, allora i presunti ulteriori 8 miliardi di movimento di gioco navigano sul circuito parallelo, portando allo sbando le nostre imprese e la tutela dello Stato.

Tutto ciò non fa che alimentare uno scenario ben poco confortante che deve portare lo Stato a prendere una decisione, perché rimanere in costante bilico tra normativa nazionale ed europea crea solo confusione e spalanca le porte a chi opera senza seguire le nostre stesse regole, imposte dallo Stato; se la strada è quella di doversi adeguare alla normativa europea, come ormai ciclicamente ci viene quasi “imposto” dalla Corte di Giustizia UE, allora che ci si adegui, ma in tutto e per tutto. Se non si rivede l’intero modello di gestione del comparto, ristabilendo gli equilibri tra autorizzati e non – conclude Ginestra – c’è poca speranza di salvare il settore dal completo sfacelo e lo Stato perderà più volte: dalle mancate entrate erariali, al dilagare della ludopatia con i conseguenti costi sociali, alle richieste di danni degli operatori costretti a fallire per la mancata tutela del settore”.

Ufficio stampa ASSOSNAI

T. 06.68395053

E. ufficiostampa@assosnai.it

 

 

News: La Repubblica: Lo scommettitore

 

La Repubblica – edizione nazionale- pagina 49 – Mercoledì 30 maggio 2012

LO SCOMMETTITORE

DI: GIANLUCA MORESCO – CORRADO ZUNINO

Lo scandalo delle combine nei campionati di calcio alza il velo sul mondo delle puntate sportive in Italia. Sempre meno legali e sempre più clandestine

Nei primi quattro mesi del 2012 sul circuito legale sportivo sono stati puntati 1,279 miliardi di euro. È una cifra poderosa, ma in calo dell'11% rispetto allo stesso periodo del 2011. Il calcioscommesse deprime le scommesse (lecite) sul calcio. Ed è l'intero comparto delle scommesse sportive che fa registrare un'evidente flessione: 1,433 miliardi raccolti, -9,42% rispetto ai primi quattro mesi dell'anno scorso.
Se si va in dettaglio sulle discipline, il calcio resta prepotentemente il gioco più puntato, ma fino al 2010 era sopra il 90% (92,29%), ora è un po' sotto (89,15%).La poca credibilità del nostro football è una prima risposta a questa decrescita, poi c'è la crisi economica che non mostra luci in fondo.
Se il calcio declina – -11 per cento anno su anno, abbiamo visto – il resto dello sport crolla. La spesa in termini di scommesse generali è in calo rispetto ad aprile 2011 del 29,1%. Nei primi quattro mesi del 2012 gli italiani hanno investito 1,443 miliardi con una spesa effettiva pari a 302,4 milioni di euro (1,131 miliardi sono stati restituiti sotto forma di vincite). E a leggere i dati dalle regioni si scopre un sinistro parallelo tra legale e illegale: in Campania il fatturato 2011 è stato superiore ai 536 milioni, in Lombardia pari a 372 milioni, nel Lazio 339 milioni. Quindi la Puglia, 246 milioni. Su questi quattro territori essenzialmente stanno indagando le tre procure del calcioscommesse (Cremona, Napoli e Bari).

Nel 2011 le scommesse autorizzate hanno registrato il primo calo, dopo anni di costante crescita e consolidamento. Nel 2012, per le molte ragioni che abbiamo visto, sono andate in picchiata. Sul fronte del gioco regolare ma non regolarizzato la "sentenza Stanley" (la concessione europea che consente a un provider registrato a Malta di aprire corner telematici in Italia senza chiedere permesso ai nostri Monopoli né pagare tasse da noi) ha reso il sistema delle scommesse una babele: chi non paga tasse, è ovvio, può offrire quote più alte. Di più. Il sommerso nelle puntate sul calcio è impressionante. 

Non è vero che la regolamentazione del gioco, la moltiplicazione dei premi e delle possibilità (gli "over" che stanno alla base degli ultimi scandali), abbiano fatto emergere scommettitori e giocate. Seguendo dati resi pubblici dalla Fifa, il 70% delle puntate sportive in Italia passa ancora attraverso bookmaker non registrati. Se il circuito legale genera un volume d'affari intorno ai4 miliardi di euro l'anno, il movimento complessivo è di 12 miliardi, tre volte tanto. Esiste una ramificata rete di allibratori clandestini che si muove tra gli ippodromi e le vicinanze delle sale corse, di bookmaker non autorizzati che agganciano gli scommettitori via web fornendo quote più accattivanti e rialzate. 

Nel dossier "Azzardopoli" di Libera, presentato a gennaio, emerge poi come il gioco illegale in mano alle organizzazioni criminali valga 10 miliardi e coinvolga 41 clan tra mafia, camorra e 'ndrangheta. Ecco, il gioco (lecito) tira ancora in Italia, produce introiti soprattutto per i grandi concessionari e l'Erario, ma nelle ultime due stagioni non ha premiato le scommesse classiche, quelle nelle agenzie e nei corner. È cresciuto l'online, il 31 per cento delle scommesse ormai viaggia in digitale, ma è scesa la frequentazione del punto pubblico. Gli italiani sempre più si affidano alle giocate di fortuna pura (videolotteries e slot machine d'ultima generazione) perdendo il gusto per la conoscenza e la previsione. Sale, in controtendenza, il poker online, gioco pur sempre di abilità. A fronte di un mercato globale che ha chiuso il 2011 toccando i 79,9 miliardi di raccolta, primato di sempre, le puntate sulle partite di calcio, di basket, di volley hanno subito una forte erosione da parte dei giochi concorrenti. È stata la stessa industria del gaming nazionale a cambiare strategie e a marginalizzare nel tempo la scommessa sportiva. 

L'industria si è rivolta a mercati più redditizi, meno soggetti a condizionamenti. Sale bingo, schedine del Superenalotto, lotterie istantanee, Win for Life, room dedicate a videolotteries e slot machine, poker cash e in formula torneo, rosso e nero sul computer, black jack con un croupier che interagisce attraverso la tv. È come se il Paese intero, lasciando vecchi e più recenti "picchetti", si fosse trasformato alla velocità dell'espansione della cultura internet in una gigantesca casa da gioco. Grande come uno schermo. Ed è solo l'inizio. Gli esperti di marketing, gli ingegneri informatici, i disegnatori grafici stanno lavorando sulle applicazioni per smartphone e tablet. Con il cellulare puoi chiamare, mandare una mail e puntare sulla partita che si giocherà entro dieci minuti.

La ricerca di nuove idee, o di idee scopiazzate dagli altri Paesi, per portare soldi allo Stato resta alta. Alla fine dell'anno nascerà la Borsa delle scommesse, il "Betting exchange". Utilizzando una piattaforma digitale gli scommettitori potranno scegliere se piazzare una puntata o diventare loro stessi bookmakers presentando in prima persona una quota sul match. Si sottoporranno a un nuovo rischio e dovranno prendere confidenza con la variazione dei flussi, l'analisi dei grafici, le operazioni di ricopertura, questioni finora riservate alle operazioni finanziarie. La scommessa minima sarà fissata a 50 centesimi, la vincita massima sarà a quota 10 mila euro. «Il Betting exchange è uno strumento fondamentale per evidenziare eventuali anomalie nei flussi di gioco», spiega Massimiliano Bancora, amministratore delegato di Betfair Italia, azienda leader mondiale in questa particolare puntata. «Abbiamo contratto accordi ufficiali con cinquanta federazioni sportive europee mondiali. Fifa e Comitato olimpico controlleranno costantemente il fenomeno del gioco illegale e noi potremo collaborare più strettamente con le procure italiane segnalando con tempestività problemi rilevati nel flusso delle scommesse». Il Betting Exchange, la Borsa, ci farà somigliare sempre più agli scommettitori anglosassoni.

La direzione di marcia è quella: giocate su tutto.

Dall'Unione europea è appena arrivata l'autorizzazione alle scommesse virtuali: partite generate dal computer, corse di cani o di cavalli lunghe due minuti. Anche cinquecento eventi al giorno. Un euro per giocare, vincita fino al 90 per cento e, al massimo, di 10 mila euro. Ancora, entro tre mesi Bruxelles potrebbe dare il via alle scommesse sullo spettacolo e il costume, sul gossip. Oggi esistono alcune finestre extra-sportive dettate dai Monopoli di Stato: il Festival di Sanremo, le elezioni americane. Dal prossimo autunno il puntatore potrà personalizzare il suo palinsesto quotidiano.

Le ultime tre settimane di giugno saranno decisive per i fatturati annuali delle aziende di betting, gli Europei di calcio in Ucraina e Polonia. Si parte dall'ultimo primato per cercare di superarlo: 211.075.301 euro giocati in Italia nel 2008 sulla manifestazione continentale che si disputò in Austria e Svizzera. 

Nell'attesa l'Assosnai, sindacato che cura gli interessi dei piccoli e medi operatori, denuncia la liquefazione del punto scommessa italiano, l'altra faccia del virtuale che avanza, del gioco solitario e notturno. «Siamo stretti tra una concorrenza non regolamentata sempre più aggressiva e i troppi oneri richiesti», dice il presidente Francesco Ginestra. «Entro l'autunno due terzi delle nostre agenzie chiuderanno». Sono lavoro per 13 mila persone, indotto compreso.

News: Sole 24 ore – Puntate legali, a rischio un mercato da sei miliardi

Il sole 24 ore –  Pag. 18 – mercoledì 30 maggio 2012

Puntate legali, a rischio un mercato da sei miliardi

Di: Marco Bellinazzo

La crisi di fiducia che monta nei confronti del mondo del calcio potrebbe mettere a repentaglio le entrate di un settore, quello delle scommesse sportive, che muove oltre sei miliardi di euro all’anno.

Tra gli operatori del betting sportivo (sono più di 8 mila i concessionari ufficiali e un migliaio almeno i "centri" non autorizzati),  pur estranei alle combine e agli illeciti svelati dalle inchieste della Procura di Cremona (e dalle altre che stanno indagando su scandali analoghi), è questa la  preoccupazione principale in questi giorni di bufera giudiziaria sul calcioscommesse. Non a caso, si fa notare, le puntate "sporche" transitavano su siti asiatici che sfuggono al controllo dei Monopoli di Stato.

A differenza che nel resto d’Europa, in Italia il sistema delle scommesse, liberalizzato dalla fine degli anni Novanta, è centralizzato e viene gestito, per quanto riguarda la definizione del palinsesto e la verifica della regolarità delle giocate, proprio dall’Amministrazione autonoma dei Monopoli. Nel circuito "ufficiale" operano circa 8 mila titolari di concessioni rilasciare in due tranche: un migliaio bandite nel 1999(e in scadenza il prossimo 30 giugno) e 7mila messe al bando con il decreto Bersani del 2006.

Queste agenzie raccolgono giocate per circa quattro miliardi all’anno (oltre il90% relative a match di calcio), con vincite pari a tre miliardi e un incasso netto quindi di 911 milioni. Questo è stato il bilancio del 2011, mentre nel primo trimestre 2012 sono state fatte giocate per oltre un miliardo (si veda più nel dettaglio il grafico in alto).

Accanto alle agenzie "certificate" dai Monopoli ci sono però altri operatori, che già erano attivi nel 2006 ma che non hanno partecipato al bando Bersani. Parliamo di soggetti come Stanleybet e l’austriaca Goldbet che in virtù di licenze rilasciate dai rispettivi paesi operano in Italia non su internet (non essendo titolari di concessione i rispettivi siti non sono accessibili) ma attraverso Ctd (centri di trasmissione dati). Stanley, per esempio, ne ha 200, Goldbet circa 700. Questi Ctd, per i quali in mancanza della concessione dei Monopoli non è stata rilasciata una licenza di pubblica sicurezza, in pratica provvedono a raccogliere le proposte di scommesse per poi inviarle alla casa madre, con flussi stimati in almeno due miliardi di euro all’anno. I locali delle agenzie non autorizzate dai Monopoli vengono spesso posti sotto sequestro, con conseguente ricorso al Tar da parte dei titolari e instaurarsi di un contenzioso amministrativo e penale già sfociato in alcune decisioni della Corte di Giustizia Ue che ha censurato il regime italiano, giudicandolo lesivo della concorrenza e troppo protezionistico.

L’ultimo avvertimento dei giudici di Lussemburgo è arrivato il 16 febbraio scorso con la sentenza Costa-Cifone (cause riunite C-72/10eC-77/10)nella quale è stato "bacchettato" il decreto Bersani del 2006 (Dl 223) con il quale, nel tentativo di prevenire una condanna certa da parte dell’Europa (di lì a pochi mesi la sentenza Placanica del 2007 avrebbe dichiarato l’illegittimità del sistema italiano di affidamento delle concessioni che escludeva le società di capitali quotate), erano stati introdotti ulteriori paletti territoriali. I nuovi punti vendita, stabilisce infatti l’articolo 38 del Dl 223, devono rispettare una distanza minima da quelli già esistenti e non possono superare un certo numero massimo per comune. Questi limiti, come ha precisato la Corte Ue con la sentenza Costa-Cifone, non sono compatibili con il diritto comunitario. Con la conseguenza che il Governo italiano deve rivedere il modello di gestione del comparto. Un intervento profilato nel Decreto sulle semplificazioni fiscali che ha dato mandato ai Monopoli di mettere al bando, entro il 31 luglio 2012, ulteriori 2mila punti vendita (base d’asta 11mila euro) con l’obiettivo di riordinare il sistema e "sanare" la posizione degli operatori comunitari. A patto che gli italiani abbiano ancora voglia di scommettere sul pallone.


I due circuiti

Il circuito ufficiale 

Nel circuito "ufficiale" operano circa 8 mila titolari di concessioni rilasciate in due tranche: un migliaio bandite nel 1999 (e in scadenza il prossimo 30 giugno) e 7 mila messe al bando con il decreto Bersani del 2006.  Queste agenzie nel 2011 hanno raccolto puntate per circa quattro miliardi (oltre il 90% relative a match di calcio), con vincite pari a tre miliardi e un incasso netto quindi di 911 milioni. 

Il circuito non ufficiale

Accanto alle agenzie "certificate" dai Monopoli ci sono altri soggetti, come Stanleybet e Goldbet, che non essendo titolari di concessione operano in Italia in virtù di licenze rilasciate dai rispettivi paesi attraverso Ctd (centri di trasmissione dati)

Rassegna stampa: MF Milano Finanza “Allarme sui giochi, a rischio 850 milioni di entrate”

Articolo pubblicato su MF MILANO FINANZA giovedì 17 maggio 2012

Allarme sui giochi, a rischio 850 milioni di entrate

Il grido di allarme è stato lanciato da Francesco Ginestra, presidente di Assosnai, l’associazione di categoria che raccoglie gli operatori del settore delle scommesse e dei giochi. Dopo la sentenza della Ue, Costa-Cifone, che ha permesso a Stanley Bet di operare in Italia senza concessione, nel mercato si è creato il caos.

Punti scommesse senza concessione stanno spuntando come funghi e persino molti affiliati dei concessionari stanno chiudendo gli esercizi con le insegne ufficiali per riaprire con quelle di operatori esteri. Un trend ormai preoccupante, che sta sottraendo alla rete dell’Amministrazione dei Monopoli fette sempre più significative del mercato.

Un problema anche per le casse pubbliche. Gli operatori esteri privi di concessione, infatti, non versano nessuna quota allo Stato. Secondo le stime di Assosnai, se entro fine anno non ci sarà un’inversione di tendenza, il numero di aziende di raccolta scommesse (con concessione) a rischio chiusura è tra 900 e 1.200. Il numero di dipendenti a rischio cassa integrazione, invece, oscillerebbe tra 7 mila e 13 mila (compreso l’indotto).

Ma il dato più preoccupante per lo Stato è che verrebbero a mancare incassi di circa 850 milioni, 250 dei quali per le scommesse sportive e altri 600 milioni per le videolotteries presenti nei punti vendita. I segnali di cedimento sono già evidenti. Nei primi quattro mesi dell’anno la raccolta delle scommesse sportive è crollata di quasi il 10% (solo ad aprile si è leggermente ripresa). «Se il governo non interverrà», ha spiegato Ginestra, «entro la fine del 2012 ci sarà il collasso dei due terzi delle agenzie, con la fine della legalità, delle imprese, dell’occupazione e del gioco lecito». (riproduzione riservata)

 

 

Andrea Bassi

Rassegna Stampa: Il Sole 24 ore “L’industria del gioco rischia di perdere 20 mila posti di lavoro”

Articolo pubblicato su IL SOLE 24 ORE di venerdì 19 maggio 2012

La crisi del gioco. L'allarme lanciato da Assosnai

L'industria delle scommesse rischia di perdere 20mila posti

Pesa la concorrenza dei concorsi con vincite immediate come  le New Slot e le Vlt o i Gratta&Vinci.

Laura Di Pillo – Marco Mobili

Altro che rose e fiori. L'industria del gioco perde i pezzi. A rischio 20 mila posti di lavoro e circa mille aziende. A lanciare l'allarme è Assosnai, l'associazione che  rappresenta gli operatori del settore delle scommesse (sia concessionari che gestori).Un settore, quello dci   giochi,   che   garantisce all'Erario incassi annui per circa 9 miliardi  e che comincia a mostrare segnali di difficoltà. Nel primo quadrimestre dell'anno le scommesse sportive secondo i dati di Agipronews sono calate del 9.5 %:per l'Erario 58,7 milioni di minori entrate rispetto allo stesso periododel2011. A pesare oltre alla crisi il cambiamento del portafoglio giochi che si è spostato sempre più su giochi con vincite immediate come le  New Slot e le Vlt o Gratta&Vinci, e la concorrenza sempre più pressante della rete non regolamentata su quella invece autorizzata dallo Stato (circa 2mila i punti scommesse). L’aumento di centri raccolta scommesse, legali ma privi di concessione dello Stato, (stimati dall’associazione in circa 7mila) hanno sottratto alla cosiddetta rete “Bersani” movimenti di gioco sempre più significativi, mettendola in ulteriore crisi “per via dello squilibrio della tassazione applicata unicamente agli operatori nazionali” sottolinea Francesco Ginestra presidente Assosnai. E anche la nuova gara prevista dal decreto sulle semplificazioni fiscali per allineare il sistema italiano alle recenti pronunce dei giudici comunitari , “non sembra fornire certezza agli operatori”. Soprattutto poi se “chi deve regolarizzarsi ha già fatto sapere che impugnerà la gara” ha sottolineato Ginestra.

Nel mirino dell’associazione la strategia del Governo e dell’amministrazione sui giochi, improntata principalmente a far cassa.

“Lo Stato –prosegue Ginestra- sta perseguendo una politica senza logica: da un lato l’espansione dell’offerta regolamentata che sta distruggendo la rete di raccolta stritolata dalla concorrenza degli altri giochi pubblici, dall’altro l’inefficace azione nei confronti degli operatori privi di concessione”. E i numeri della crisi che inizia ad avvolgere il settore diventano significativi. “tra 900 e 1.200 le agenzie a rischio chiusura – avverte Ginestra- 7mila i dipendenti diretti a rischio cassa integrazione, 13mila quelli dell’indotto”. Ma anche per lo Stato non si prospetta nulla di buono. Le entrate erariali a rischio sono circa 250 milioni dalle scommesse e 600 milioni raccolti nelle agenzie attraverso slot machine e videolotteries. “Senza una stabilizzazione dei punti vendita scommesse –prosegue Ginestra- rischiamo il collasso dei due terzi delle agenzie entro il 2012, decretando la fine della legalità, delle imprese, dell’occupazione e del gioco lecito”. Per l’associazione è cruciale il ruolo dello Strato. “In passato –spiega il presidente Assosnai -la regolamentazione del settore ha permesso l’emersione dell’illegalità di importanti risorse  e la canalizzazione del gioco in una rete controllata, ma adesso con l’offerta indiscriminata di giochi in locali non specialistici si sta alimentando il fenomeno della ludopatia, rischiando di restituire alla criminalità un mercato faticosamente costruito, poiché una rete così estesa è impossibile da controllare con efficacia”.

 

Agipronews: Ctd esteri, Assosnai: “Aams prenda posizione a tutela della rete legale”

 

Ctd esteri, Assosnai: "Aams prenda posizione a tutela della rete legale"

19/04/2012 Ore 18:46

ROMA – Una chiara presa di posizione sul documento diffuso da Stanleybet e un incontro urgente con i vertici dei Monopoli di Stato per discutere del futuro del mercato legale delle scommesse. E` quanto chiede Assosnai in una lettera inviata oggi ai vertici di piazza Mastai, dopo la nota – inviata ai propri centri affiliati – nella quale il bookmaker Stanleybet ha affermato la propria volontà di non voler in alcun modo regolarizzare la propria posizione nel mercato italiano, accusando allo stesso tempo lo Stato di aver agevolato ingiustamente i concessionari e minacciando nuovi ricorsi in caso di emanazione del bando per 2.000 concessioni di scommesse sportive previsto dal decreto fiscale approvato quest`oggi alla Camera.

“Lo Stato si è difeso poco e male – dichiara Francesco Ginestra presidente Assosnai – sottovalutando il problema e permettendo ad un operatore come Stanleybet, privo di concessione statale, di rendere poco profittevole per le nostre imprese operare nel mercato. Non è vero che i soggetti discriminati siano i CTD affiliati agli operatori esteri, che da anni operano senza concessione, senza pagare le tasse allo Stato e senza dover sottostare ai nostri stessi regolamenti o prescrizioni, proponendo prodotti di gioco non ancora autorizzati in Italia come le scommesse virtuali e offrendo quote più alte delle nostre per via della mancata imposizione fiscale“. 

“Il vero scopo di Stanleybet – conclude Ginestra – più che sanare presunte discriminazioni è di eliminare la concorrenza della rete AAMS e continuare a raccogliere gioco liberamente, con buona pace di chi ha creato il settore, sottraendolo alla criminalità, per consegnarlo a chi combatte le regole dello Stato solo per il proprio tornaconto“.

FC/Agipro

www.agipronews.it | agipro@agipro.it

Giochi e politica, Ginestra (Assosnai): “Comunitaria non basta, è necessaria una card unica del giocatore”

 

Giochi e politica, Ginestra (Assosnai): "Comunitaria non basta, è necessaria una card unica del giocatore"


12:04 Giochi e politica – 20/03/2012
 
ROMA – "Non si sta esagerando con le polemiche. Ci sono giocatori nelle nostre sale che stanno attaccati anche a due o tre macchine contemporaneamente, non c’è più nessun ragionamento, conta solo macchina”. Lo ha dichiarato, ad Agipronews, Francesco Ginestra, presidente di Assosnai, a margine dell’incontro “A che gioco giochiamo?”.   “L’enorme offerta di gioco spinge ormai a considerare normale un’attività che dovrebbe essere secondaria – ha spiegato Ginestra – come era ad esempio il casinò in passato. Si gioca ovunque e con ogni mezzo: fermarsi completamente non è più possibile, però è giusto imporre qualche limitazione per evitare gli eccessi. Ad esempio non è possibile che in un corner piazzato in un bar si possano scommettere 500 euro sullo sport. Inoltre a mio avviso è necessaria la tracciabilità del flusso di gioco”.
Sui metodi per limitare il settore, Ginestra ha precisato: “La comunitaria non basta, è arrivato il momento di istituire una card unica con un limite nell’importo giocabile e nel tempo di collegamento ai siti. Stanno creando distruzione e noi come operatori non lo vogliamo. La svolta negativa è stata l’istituzione di prodotti ad altissimo pay out e a bassissimo rendimento per erario e filiera. In sostanza si è puntato sulla frequenza e sulla ripetitività del gioco, riducendo però drasticamente i ricavi per lo Stato e per i concessionari". NT/Agipro

Giochi e politica, Ginestra (Assosnai): “Andiamo nella direzione sbagliata: stiamo restituendo scommesse a rete illegale”

 

Giochi e politica, Ginestra (Assosnai): "Andiamo nella direzione sbagliata: stiamo restituendo scommesse a rete illegale"


12:06 Giochi e politica – 20/03/2012
 
ROMA – La crisi economica, poi inciderebbe non poco sulla propensione al gioco: “Il paese non offre altre chance, molti si trovano a tentare la sorte. – ha proseguito il presidente di Assosnai – per questo occorre limitare anche la pubblicità, nella quale attori, calciatori, star televisive, fanno apparire naturale e alla portata di tutti una attività che non lo è. E’ vero che tutto è finalizzato alla raccolta erariale, ma la direzione è sbagliata: c’è una legge del 2010 che prevede il pagamento delle tasse per le agenzie straniere prive di concessione statale, alle quali si potrebbe applicare la raccolta dei punti scommessa Aams della provincia. Una strada facile e già segnata per incassare denaro, ma che non viene praticata dall’amministrazione. – ha concluso con amarezza – Abbiamo tolto le scommesse al totonero e ora le stiamo restituendo a una rete che non ha l’autorizzazione dello Stato”. NT/Agipro

Agicoscommesse: GINESTRA, CONCLUSIONI AG UNA CONFERMA

GINESTRA, CONCLUSIONI AG UNA CONFERMA

Per il Presidente di AssoSnai, le conclusioni dell'Avvocato Generale presso la Corte di Giusitizia "confermano l'impianto del sistema italiano"

Francesco Ginestra, presidente di AssoSnai, si dice pienamente soddisfatto delle conclusioni dell'Avvocato Generale presso la Corte di Giustizia Pedro Cruz Villalón, presentate ieri nella causa Costa-Cifone: "Viene confermato l'impianto del sistema italiano di regolamentazione della raccolta dei Giochi Pubblici" spiega in una nota. "L'Avvocato Generale ha difatti affermato la consolidata giurisprudenza della Corte UE, che da tempo attribuisce agli Stati membri un ampio margine di manovra quanto a obiettivi e livello di protezione perseguiti nel settore del gioco, e che ha confermato ancora una volta che l'impianto generale del modello concessorio italiano è giustificato ai sensi del diritto UE. Occorrerà comunque attendere la Sentenza e, qualora alcuni dei rilievi sollevati dall'Avvocato Generale dovessero trovare conferma, saranno i giudizi nazionali a dover emettere il giudizio finale sul sistema. Siamo fiduciosi che si saprà esaminare con attenzione la normativa nazionale e cogliere gli obiettivi che essa persegue alla luce dei principi vincolanti affermati dalla Corte di Giustizia Ue, confidando che emerga in maniera inequivocabile l'inconciliabilità tra il modus operandi di alcuni operatori tramite i propri Centri Trasmissione Dati e l'attuale sistema concessorio italiano, la cui legittimità è stata più volte affermata dalla Corte Ue, modus operandi che si traduce in sostanza in un vero e proprio aggiramento di tutte le regole del nostro ordinamento, inclusa quella che vieta l'intermediazione, la cui compatibilità con i principi UE non è mai stata messa in discussione. Auspichiamo, infine una ferma presa di posizione da parte di AAMS, in ordine a misure di tutela ed intervento, al fine di scongiurare lo svuotamento dei diritti concessori e il conseguente contenzioso che si aprirebbe con gli operatori che hanno effettuato ingenti investimenti nel settore, nella certezza del diritto nazionale. 


http://www.agicoscommesse.it/dett-news.php?id_news=108850

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