News: La Repubblica: Lo scommettitore

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La Repubblica – edizione nazionale- pagina 49 – Mercoledì 30 maggio 2012

LO SCOMMETTITORE

DI: GIANLUCA MORESCO – CORRADO ZUNINO

Lo scandalo delle combine nei campionati di calcio alza il velo sul mondo delle puntate sportive in Italia. Sempre meno legali e sempre più clandestine

Nei primi quattro mesi del 2012 sul circuito legale sportivo sono stati puntati 1,279 miliardi di euro. È una cifra poderosa, ma in calo dell'11% rispetto allo stesso periodo del 2011. Il calcioscommesse deprime le scommesse (lecite) sul calcio. Ed è l'intero comparto delle scommesse sportive che fa registrare un'evidente flessione: 1,433 miliardi raccolti, -9,42% rispetto ai primi quattro mesi dell'anno scorso.
Se si va in dettaglio sulle discipline, il calcio resta prepotentemente il gioco più puntato, ma fino al 2010 era sopra il 90% (92,29%), ora è un po' sotto (89,15%).La poca credibilità del nostro football è una prima risposta a questa decrescita, poi c'è la crisi economica che non mostra luci in fondo.
Se il calcio declina – -11 per cento anno su anno, abbiamo visto – il resto dello sport crolla. La spesa in termini di scommesse generali è in calo rispetto ad aprile 2011 del 29,1%. Nei primi quattro mesi del 2012 gli italiani hanno investito 1,443 miliardi con una spesa effettiva pari a 302,4 milioni di euro (1,131 miliardi sono stati restituiti sotto forma di vincite). E a leggere i dati dalle regioni si scopre un sinistro parallelo tra legale e illegale: in Campania il fatturato 2011 è stato superiore ai 536 milioni, in Lombardia pari a 372 milioni, nel Lazio 339 milioni. Quindi la Puglia, 246 milioni. Su questi quattro territori essenzialmente stanno indagando le tre procure del calcioscommesse (Cremona, Napoli e Bari).

Nel 2011 le scommesse autorizzate hanno registrato il primo calo, dopo anni di costante crescita e consolidamento. Nel 2012, per le molte ragioni che abbiamo visto, sono andate in picchiata. Sul fronte del gioco regolare ma non regolarizzato la "sentenza Stanley" (la concessione europea che consente a un provider registrato a Malta di aprire corner telematici in Italia senza chiedere permesso ai nostri Monopoli né pagare tasse da noi) ha reso il sistema delle scommesse una babele: chi non paga tasse, è ovvio, può offrire quote più alte. Di più. Il sommerso nelle puntate sul calcio è impressionante. 

Non è vero che la regolamentazione del gioco, la moltiplicazione dei premi e delle possibilità (gli "over" che stanno alla base degli ultimi scandali), abbiano fatto emergere scommettitori e giocate. Seguendo dati resi pubblici dalla Fifa, il 70% delle puntate sportive in Italia passa ancora attraverso bookmaker non registrati. Se il circuito legale genera un volume d'affari intorno ai4 miliardi di euro l'anno, il movimento complessivo è di 12 miliardi, tre volte tanto. Esiste una ramificata rete di allibratori clandestini che si muove tra gli ippodromi e le vicinanze delle sale corse, di bookmaker non autorizzati che agganciano gli scommettitori via web fornendo quote più accattivanti e rialzate. 

Nel dossier "Azzardopoli" di Libera, presentato a gennaio, emerge poi come il gioco illegale in mano alle organizzazioni criminali valga 10 miliardi e coinvolga 41 clan tra mafia, camorra e 'ndrangheta. Ecco, il gioco (lecito) tira ancora in Italia, produce introiti soprattutto per i grandi concessionari e l'Erario, ma nelle ultime due stagioni non ha premiato le scommesse classiche, quelle nelle agenzie e nei corner. È cresciuto l'online, il 31 per cento delle scommesse ormai viaggia in digitale, ma è scesa la frequentazione del punto pubblico. Gli italiani sempre più si affidano alle giocate di fortuna pura (videolotteries e slot machine d'ultima generazione) perdendo il gusto per la conoscenza e la previsione. Sale, in controtendenza, il poker online, gioco pur sempre di abilità. A fronte di un mercato globale che ha chiuso il 2011 toccando i 79,9 miliardi di raccolta, primato di sempre, le puntate sulle partite di calcio, di basket, di volley hanno subito una forte erosione da parte dei giochi concorrenti. È stata la stessa industria del gaming nazionale a cambiare strategie e a marginalizzare nel tempo la scommessa sportiva. 

L'industria si è rivolta a mercati più redditizi, meno soggetti a condizionamenti. Sale bingo, schedine del Superenalotto, lotterie istantanee, Win for Life, room dedicate a videolotteries e slot machine, poker cash e in formula torneo, rosso e nero sul computer, black jack con un croupier che interagisce attraverso la tv. È come se il Paese intero, lasciando vecchi e più recenti "picchetti", si fosse trasformato alla velocità dell'espansione della cultura internet in una gigantesca casa da gioco. Grande come uno schermo. Ed è solo l'inizio. Gli esperti di marketing, gli ingegneri informatici, i disegnatori grafici stanno lavorando sulle applicazioni per smartphone e tablet. Con il cellulare puoi chiamare, mandare una mail e puntare sulla partita che si giocherà entro dieci minuti.

La ricerca di nuove idee, o di idee scopiazzate dagli altri Paesi, per portare soldi allo Stato resta alta. Alla fine dell'anno nascerà la Borsa delle scommesse, il "Betting exchange". Utilizzando una piattaforma digitale gli scommettitori potranno scegliere se piazzare una puntata o diventare loro stessi bookmakers presentando in prima persona una quota sul match. Si sottoporranno a un nuovo rischio e dovranno prendere confidenza con la variazione dei flussi, l'analisi dei grafici, le operazioni di ricopertura, questioni finora riservate alle operazioni finanziarie. La scommessa minima sarà fissata a 50 centesimi, la vincita massima sarà a quota 10 mila euro. «Il Betting exchange è uno strumento fondamentale per evidenziare eventuali anomalie nei flussi di gioco», spiega Massimiliano Bancora, amministratore delegato di Betfair Italia, azienda leader mondiale in questa particolare puntata. «Abbiamo contratto accordi ufficiali con cinquanta federazioni sportive europee mondiali. Fifa e Comitato olimpico controlleranno costantemente il fenomeno del gioco illegale e noi potremo collaborare più strettamente con le procure italiane segnalando con tempestività problemi rilevati nel flusso delle scommesse». Il Betting Exchange, la Borsa, ci farà somigliare sempre più agli scommettitori anglosassoni.

La direzione di marcia è quella: giocate su tutto.

Dall'Unione europea è appena arrivata l'autorizzazione alle scommesse virtuali: partite generate dal computer, corse di cani o di cavalli lunghe due minuti. Anche cinquecento eventi al giorno. Un euro per giocare, vincita fino al 90 per cento e, al massimo, di 10 mila euro. Ancora, entro tre mesi Bruxelles potrebbe dare il via alle scommesse sullo spettacolo e il costume, sul gossip. Oggi esistono alcune finestre extra-sportive dettate dai Monopoli di Stato: il Festival di Sanremo, le elezioni americane. Dal prossimo autunno il puntatore potrà personalizzare il suo palinsesto quotidiano.

Le ultime tre settimane di giugno saranno decisive per i fatturati annuali delle aziende di betting, gli Europei di calcio in Ucraina e Polonia. Si parte dall'ultimo primato per cercare di superarlo: 211.075.301 euro giocati in Italia nel 2008 sulla manifestazione continentale che si disputò in Austria e Svizzera. 

Nell'attesa l'Assosnai, sindacato che cura gli interessi dei piccoli e medi operatori, denuncia la liquefazione del punto scommessa italiano, l'altra faccia del virtuale che avanza, del gioco solitario e notturno. «Siamo stretti tra una concorrenza non regolamentata sempre più aggressiva e i troppi oneri richiesti», dice il presidente Francesco Ginestra. «Entro l'autunno due terzi delle nostre agenzie chiuderanno». Sono lavoro per 13 mila persone, indotto compreso.

AssoAgisco

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