RASSEGNA STAMPA – MILANO FINANZA : INTERVISTA MAURIZIO UGHI

RASSEGNA STAMPA – MILANO FINANZA : INTERVISTA MAURIZIO UGHI

CHI VI HA AUTORIZZATO A TENER BANCO?

di Maria Elena Zanini

Articolo in PDF qui Milano Finanza 30 agosto

Immagini di comprare una borsa Prada da un ambulante per strada. Lei sa che la borsa è contraffatta e soprattutto sa che sta facendo qualcosa di illegale. Per le scommesse purtroppo non è così: chi entra in un centro di scommesse non autorizzato, non se ne accorge e non sa di non essere per nulla tutelato dalle norme statali”. 

A dirlo è Maurizio Ughi, ex patron di Snai attualmente vicepresidente di Agisco, l'associazione che rappresenta una trentina di agenzie per un totale di circa 3 mila negozi di scommesse autorizzati in Italia. Sì perché negli ultimi anni il numero di punti vendita al di fuori di legge e regole è aumentato notevolmente. Una rilevazione fatta da alcuni concessionari ha messo in evidenza come negli ultimi due anni il numero dei punti scommesse senza autorizzazione in Italia sia passato da 3.865 a 4.904, con un incremento del 21% dell'offerta irregolare e con un mancato guadagno per le casse dello Stato di circa 530 milioni di euro. Secondo le stime di Confindustria Sistema Gioco Italia elaborate da Agipronews in alcune regioni, il rapporto tra centri non autorizzati punti legali ha addirittura superato la parità. Per esempio in Puglia, nel giro di due anni, il numero dei centri non autorizzati è quasi raddoppiato (da 561 a 1.098), mentre in Lombardia si è passati dai 72 punti irregolari del 2012 ai 121 di quest'anno. L'Umbria ha visto un aumento dell'83 % dell'offerta di scommesse non autorizzate: i sei centri censiti nel 2012 sono diventati nel frattempo 11.

"Il punto è che questi centri non rispondono alle regole dello Stato, il che significa che fanno le proprie regole e che potenzialmente potrebbero cambiarle da un giorno all'altro”. Il gioco in Italia è regolamentato dal Monopolio quindi tutte le giocate vanno a finire in un cervellone informatico centrale, gestito da Sogei, che le monitora. Gli altri, secondo Ughi, non danno le stesse garanzie. “Possono essere operatori internazionali che vantano diritti ad operare in Italia senza concessione, grazie a sentenze ottenute in ambito comunitario; oppure operatori italiani che operano in Italia, ma che hanno creato società a Malta o in Austria e che sostengono di poter operare sul suolo italiano, rifacendosi alle regole dei Paesi d'origine”.

Tutto ciò concorre alla creazione di una vera e propria rete parallela di gestione delle scommesse e dei giochi, con un danno diretto allo Stato sia per il mancato pagamento delle imposte sia per il mancato pagamento degli oneri concessori. “Lascia perplessi che lo Stato non faccia nulla, nonostante lui per primo subisca un danno. Sembra quasi che ci sia una sorta di acquiescenza e di passiva accettazione”. Una situazione che per l'erario significa una diminuzione degli introiti del settore e per gli operatori legali rappresenta una diretta concorrenza sleale, che aggiunge un elemento di rigidità nella gestione aziendale per i costi di funzionamento. “Senza contare la scarsa tutela per il consumatore”, aggiunge Ughi. Ecco perché Snai Servizi ha deciso di coinvolgere direttamente Matteo Renzi, perché il presidente del consiglio intervenga sulla questione. “Ora aspettiamo una sua risposta”.

Rassegna stampa: MF Milano Finanza “Allarme sui giochi, a rischio 850 milioni di entrate”

Articolo pubblicato su MF MILANO FINANZA giovedì 17 maggio 2012

Allarme sui giochi, a rischio 850 milioni di entrate

Il grido di allarme è stato lanciato da Francesco Ginestra, presidente di Assosnai, l’associazione di categoria che raccoglie gli operatori del settore delle scommesse e dei giochi. Dopo la sentenza della Ue, Costa-Cifone, che ha permesso a Stanley Bet di operare in Italia senza concessione, nel mercato si è creato il caos.

Punti scommesse senza concessione stanno spuntando come funghi e persino molti affiliati dei concessionari stanno chiudendo gli esercizi con le insegne ufficiali per riaprire con quelle di operatori esteri. Un trend ormai preoccupante, che sta sottraendo alla rete dell’Amministrazione dei Monopoli fette sempre più significative del mercato.

Un problema anche per le casse pubbliche. Gli operatori esteri privi di concessione, infatti, non versano nessuna quota allo Stato. Secondo le stime di Assosnai, se entro fine anno non ci sarà un’inversione di tendenza, il numero di aziende di raccolta scommesse (con concessione) a rischio chiusura è tra 900 e 1.200. Il numero di dipendenti a rischio cassa integrazione, invece, oscillerebbe tra 7 mila e 13 mila (compreso l’indotto).

Ma il dato più preoccupante per lo Stato è che verrebbero a mancare incassi di circa 850 milioni, 250 dei quali per le scommesse sportive e altri 600 milioni per le videolotteries presenti nei punti vendita. I segnali di cedimento sono già evidenti. Nei primi quattro mesi dell’anno la raccolta delle scommesse sportive è crollata di quasi il 10% (solo ad aprile si è leggermente ripresa). «Se il governo non interverrà», ha spiegato Ginestra, «entro la fine del 2012 ci sarà il collasso dei due terzi delle agenzie, con la fine della legalità, delle imprese, dell’occupazione e del gioco lecito». (riproduzione riservata)

 

 

Andrea Bassi